Comunicato Stampa - Energia, il mercato libero non conviene?

Data: 14 agosto 2013


 ASSOCIAZIONE ITALIANA DI GROSSISTI DI ENERGIA E TRADER



Energia, il mercato libero non conviene ?


Riflessioni a margine dell’indagine dell’Autorità per l´energia elettrica e il gas sui prezzi per i clienti di piccole dimensioni nel 2011



A ridosso di ferragosto l´Autorità per l´energia ha diffuso un documento (http://www.autorita.energia.it/it/docs/13/366-13.htm), già più volte anche a noi preannunciato dal presidente Bortoni, con gli esiti della propria indagine sul mercato "libero" dell´energia per i clienti di piccole dimensioni. I giornali ne hanno poi subito ripreso quasi solo un aspetto, scrivendo che i piccoli clienti che hanno scelto le offerte di fornitura sul mercato, anziché rimanere fermi a quelle tutelate e stabilite dall´Autorità, ci hanno in media perso.

Riguardo alla solidità quantitativa e documentale di questa conclusione, rimandiamo all´ampia analisi di Stefano Da Empoli su Formiche (http://www.formiche.net/2013/08/13/l-autorita-dell-energia-scivola-sulla-liberalizzazione/), che nota tra le altre cose che il confronto tra i due mercati è molto difficile perché ci sono differenze notevoli di dimensione e di costi (al che noi aggiungeremmo che l´offerta tutelata inevitabilmente si avvantaggia della socializzazione di alcuni dei suoi costi di sistema, che sono pagati da tutto il mercato).

Ancor più di quello quantitativo, tuttavia, a noi in questa fase interessa soprattutto l´aspetto strategico dell´impostazione dell´Autorità, che ci sembra stia mandando un segnale strabico. Infatti l´Autorità se da un lato cita l´impostazione del legislatore e del regolatore europeo, che vedono nel cliente attivo e consapevole un elemento-chiave della riuscita del mercato e invece nelle offerte tutelate uno strumento transitorio, dall´altro propone (anche) misure che vanno verso un ulteriore irrigidimento della tutela del cliente stesso. In altri termini, non ci sembra chiaro se l´Autorità la "capacitazione" (ma perché è stata scelta questa parola?) del piccolo cliente la voglia ottenere o la voglia invece dare per persa.

Se la vuole ottenere (come anche noi ci auguriamo), perché allora nel documento auspica – sebbene in modo implicito, attraverso la citazione dell´esperienza britannica - forme di aggregazione della domanda (regolate? imposte?) che peraltro nessuno vieta in un mercato libero? E perché propone nuove forme di ingerenza su dati economici di imprese di mercato (indagini sui prezzi di approvvigionamento) che a nostro avviso – e anche a quello di qualche magistrato se non sbagliamo - esulano dall´ambito di poteri dell´Autorità? Preoccupante è anche la proposta di imporre ai venditori di dire ai clienti se ci sono offerte più convenienti di quella che il cliente ha scelto: è sbagliato per il tautologico (ma fondamentale) motivo che è il cliente, non il venditore, che conosce i propri interessi e le proprie aspettative rispetto a variabili per definizione imprevedibili ex ante. Al venditore se mai spetta di dare al cliente la massima scelta e trasparenza possibili, questo sì sotto l´occhio vigile, laddove necessario, dell´Autorità.

Qual è dunque l´obiettivo? "Capacitarli", i clienti, oppure sottrarli al mercato e nel contempo cercare di fare i conti in tasca agli operatori di mercato? (Cose, queste ultime, che se funzionassero su larga scala avrebbero reso grandi e ricche le economie di socialismo reale).

I conti in tasca, per inciso, è invece urgente semmai farli con attenzione agli operatori monopolisti regolati, per evitare, tanto per fare un esempio, che noi tutti paghiamo una rendita garantita e più alta di un tasso risk free per costruire un interconnettore elettrico mastodontico con il Montenegro, di cui non è chiara la natura merchant o pubblicistica e i cui accordi tra Stati sono sostanzialmente secretati in Italia e di cui molti operatori di mercato – noi per primi - non riescono a capire il senso economico.


Il modo per evitare extraprofitti e offerte commerciali non convenienti sul mercato è semmai far maturare il mercato stesso e remunerare il giusto le attività regolate, non chiedere che i clienti vengano messi sotto una tutela ancor più rigida. E – per questo parliamo di strabismo e non di errore – si tratta di un obiettivo che nel documento dell´Autorità c´è eccome, ed è anzi forse prevalente, laddove l´Autorità rivendica il lavoro fatto, per esempio con i motori di confronto delle offerte, con il monitoraggio dei reclami, con lo sportello del consumatore e altro.


Il mare della concorrenza secondo noi è promettente. E c´è molta differenza tra dare una mano a un nuotatore principiante, pronti a lanciargli un salvagente in caso di emergenza, e indurlo invece a ciondolare a tempo indeterminato in una piscina per bambini. Dal documento che chiude l´indagine dell´Autorità, non ci sembra chiaro quale sia la strada prescelta. 

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